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effettoserra



a cura di Paola Ballerini
Associazione Culturale Grafio - Prato

Cadono dall´alto e avvolgono tutt´intorno lo spazio i grandi teli di PVC a formare una barriera protettiva, un vivaio incontaminato dove sotto una luce azzurra al neon crescono e si riproducono esseri anomali e inquietanti: grossi semi, larve in vetroresina sospese al suolo anch´esso ricoperto da fibra di vetro. Un mondo di scorie si riproduce ai margini della metropoli, silenzioso si espande, ricrea un´altra natura che, minacciosa, pare sostituirsi a quella organica: conquista gli spazi nelle periferie in abbandono contaminate dai rifiuti tossici dai residui radioattivi dei grandi cantieri petrolchimici e industriali, come un veleno che accompagna l´immagine splendente dello sviluppo; prolifera sotto la luce livida dei neon in cloni artificiali dalla forma vegetale o animale, cullati dal rumore di sotto fondo del traffico urbano simile alla risacca del mare.
Il clima visionario creato da Andrea Marini a Grafio con effettoserra richiama scenari allucinati e sinistri di film e di romanzi di fantascienza pur originandosi da quella interrogazione inquieta sulla materia che fu dell´arte povera. Nella sua ricerca lavora le sostanze industriali con una cura che rimanda alle antiche procedure della tradizione scultorea, quando forgia le matrici delle forma, le ricopre di resina e le rifinisce manualmemnte come si fa con la fusione in bronzo o con il marmo. Questa prassi meticolosa e lenta del suo lavoro si traduce in forme pulite e leggere come se il peso della materia fosse sottratto dalla sapienza della tecnica. Marini sa trarre dai materiali più poveri lo splendore nascosto, creando strutture semplici, perfette nel loro involucro diafano, sospese in divenire, in un dialogo a distanza con le forme intatte e assolute di Tony Gragg e con le rigorose composizioni seriali di Pino Pascali.

Paola Ballerini - marzo 2002

Il contrasto fra il significante e il significato si evidenzia immediatamente nell´opera di Andrea Marini esposta nella sede dell´associazione culturale GRAFIO di Prato. L'espressione dell´idea è pura , diafana, nitida e pulita, quasi lontana da ogni realtà conosciuta, separata dall´osservatore da uno schermo trasparente di teli in PVC, a formare una serrache racchiude l´installazione in una parte delimitata all´interno dello spazio espositivo. Il concetto, l´idea da cui nasce è decisamente più inquietante: nel laboratorio asettico si riproducono larve in vetroresina, opalescenti e mostruose. Forme che assomigliano a grosse spore in letargo apparente, pronte a schiudersi alla fredda luce azzurrina dei neon. L´opera ci conduce verso scenari fantascientifici di metropoli devastate da scorie radioattive e popolate da strane larve che si riproducono a spese dell´umanità assediata da cui traggono spirito vitale. Il diaframma che ci separa da questi replicanti dà un senso di protezione e di distacco da un´ipotesi di realtà con cui non vorremmo avere a che fare. Le forme di Andrea Marini pendono dal soffitto, sorrette da impercettibili fili, a diverse altezze da terra, fitte, in vari stadi evolutivi. Invadono lo spazio come ultracorpi e accumulano energia da un mondo di scorie che si riproduce ai margini delle metropoli, silenzioso si espande, e ricrea un´altra natura che, minacciosa, pare sostituirsi a quella organica.... Così si esprime Paola Ballerini nella presentazione della mostra. Nell´ambiente si diffonde un elaborato sonoro che riproduce il rumore del traffico urbano con ritmo e richiamo evocativo alla risacca marina. Proprio il sonoro riunifica il contrasto fra idea e elaborazione, dando all´opera una contestualità complessa ma ben articolata. L´artista dimostra ancora una volta sapienza nell´uso della materia e capacità non comune di forgiare il vetroresina con precisione e competenza. Riesce così a costruire figurazioni belle, nette semplici, quasi fredde, ma dense di significato ............ Da non perdere.

Daniela Cresti (Exibart - marzo 2002)

L´evanescenza embrionale di Andrea Marini, presente al Grafio con il progetto "EFFETTOSERRA", allude a un ambiente di civiltà da costituirsi, di inquietudine soffocata da l´invasione di protuberanze ambigue: innocue e nocive che attirano la presenza formale da evolversi. L´oggetto è fecondato in un habitat fatiscente, indice di un clima generativo, affetto da biologie sfalzate ......
Credendo in un organico pre-formato, ancora da assumersi in fattezza di specie: uno status intermedio, ambivalente.

Raffaello Becucci (Juliet - giugno 2002)